Descrizione
Tracce di Storia
Gli agrumi coltivati appartengono ai genitori Citrus, Poncirus e Fortunella e sono originari dell’Asia Orientale. In particolare i mandarini e l’arancio dolce sono originari della Cina Meridionale, così come il cedro e l’arancio amaro. Sembra invece che il limone si sia originato dal cedro che risulta essere il primo agrume conosciuto e coltivato fin dal VII° secolo a.C. nell’attuale Iraq, per poi arrivare in Grecia ad opera di Alessandro il Grande nel 334 a.C. Gli Ebrei comunque sono stati i primi ad utilizzare i frutti di questo agrume ed hanno contribuito alla sua diffusione nel bacino del mediterraneo facendo arrivare in alcune regioni d’Italia, fra cui Calabria e Sicilia nel I° secolo d.C. Gli Arabi invece portarono in Sicilia l’arancio amaro, il limone e la limetta dolce tra il XII° e il XIII° secolo. I Genovesi ed i Portoghesi contribuirono anch’essi a portare in Sicilia l’Arancio dolce intorno al 1400 – 1500, come pure in Calabria, in Liguria e in Corsica. Il mandarino comune invece arriva il Sicilia come albero ornamentale intorno al 1805 e tuttora è possibile ammirare il I° esemplare coltivato presso l’orto botanico di Palermo. I veri impianti di mandarinati nascono intorno al 1860, nel palermitano ed in altre aree siciliane. Oltre al mandarino comune, hanno trovato diffusione in Sicilia altri mandarini simili, quali il satsuma, il clementine ed altri. Il pompelmo arriva nel bacino del mediterraneo intorno al 1809 proveniente dalle Indie occidentali ove si è originato nel XVIII° secondo da ibridazione tra arancio e Pummelo o testa di Turco. Il kumquatt, appartenente al genere Fortunella, è originario della Cina meridionale ed è stato importato in Europa come pianta ornamentale per essere successivamente utilizzato anche come frutto. L’Arancio Trifogliato appartenente al genere Poncirus è invece originario della Cina centro settentrionale ed è stato sempre utilizzato come portainnesto specialmente nei climi freddi, in quanto, è un agrume a foglia caduca. Lo sviluppo dell’agricoltura in Sicilia e nell’Italia meridionale, ha comportato una elevata richiesta di piantine da vivaio. Il primo paese che iniziò la produzione delle piante di agrume, risulta essere Mazzarrà S.Andrea il cui nome
sembra derivi dall’arabo “MAZZARACK” ovvero terre fertili. Tuttora esiste una cittadina araba con questo nome. Gli abitanti di Mazzarrà si occuparono di vivaismo agrumicolo sin dal XVIII° secolo esportando piante in tutta Italia ed altri paesi confinanti. Le piantine all’epoca venivano coltivate in piena terra su terreno limoso fertilissimo proveniente dall’omonimo torrente nel cui letto venivano creati degli invasi al cui interno erano convogliate le acque limose che durante l’inverno scorrevano trasportando delle particelle fini e finissime, assieme agli escrementi di animali pascolanti sulle alture. L’acqua, entrando in questi invasi sedimentava per poi defluire mediante passi obbligati sistemati ai bordi degli invasi.; al termine della stagione piovosa, non defluendo più acqua, gli invasi si prosciugavano per effetto dell’evaporazione lasciando dentro il limo, da qui deriva il nome di colmate.
Successivamente tale substrato veniva prelevato dal torrente e portato nei piccoli appezzamenti di terreno ove venivano costituiti sia i semenzai che i nestai. I semi utilizzati per la produzione dei portainnesti provenivano dagli aranceti esistenti sul territorio di Barcellona P. G. Tale coltivazione per i barcellonesi era molto importante,sia per la produzione dei fiori di zagara, utilizzati per l’estrazione di essenze profumate che per la produzione di frutti dai quali si estraevano essenze naturali; le bucce invece venivano impiegate per la preparazione di marmellate e come frutta candita. Infine i semi erano usati nell’attività vivaistica. Barcellona comunque era rinominata anche per la produzione di essenze di mandarini e limoni; esistevano intere famiglie che si occupavano della lavorazione artigianale dei frutti di agrumi, i cosiddetti “SPIRITARI” ovvero produttori di essenze di agrumi. Mazzarrà in quel periodo, fondò tanti operai specializzati che iniziarono a spostarsi in altre parti della Sicilia e dell’Italia, dove la disponibilità di terreni e la capacità professionale dei mazzaresi contribuì alla costituzione di nuove realtà vivaistiche di qualità. Anche i paesi limitrofi, Furnari, Rodì Milici, Terme Vigliatore, Falcone, Barcellona P. G., trassero enormi benefici da tale attività in termini di posti di lavoro, vista l’espansione della coltivazione di agrumi. L’unico portainnesto all’epoca utilizzato era l’arancio amaro che si adattava ai diversi tipi di terreno, risultando pure affine alle diverse coltivazioni. Venendo alle varietà, le più diffuse erano: nel catanese le arance pigmentate e quelle bianche nel messinese, in Calabria e nell’agrigentino. Le coltivazioni d’arancio più vendute erano invece le pigmentate, quali il tarocco, il sanguinello, il biondo comune, il navel e il valencia. Per quanto riguarda invece i manderini, l’avana di Palermo, il tardivo di Ciaculli, il monreal e il clementino. Tra i limoni l’interdonato o speciale, il femminello siracusano, il zagara bianca e il monachello. Un particolare approfondimento meritano le arance pigmentate, prodotte esclusivamente in Sicilia in particolare nel catanese, dove trovano le condizioni ottimali di crescita, considerato il giusto equilibrio tra freddo e caldo necessario rispettivamente per il colore pigmentato e la qualità zuccherina caratteristiche di questa varietà. Le arance pigmentate, contengono antiossidanti che ne fanno elisir di lunga vita ed elemento integrante della dieta mediterranea. Nel prossimo numero ultimeremo il percorso agrumico occupandoci dell’esportazione e della crisi del settore degli anni ’80 a seguito della quale si avviò un diverso iter inerente la produzione e la commercializzazione.